Nella nostra cultura l’apprendimento delle abilità comunicative e sociali in bambini e ragazzi è lasciato in gran parte al caso, escludendo “le buone maniere” che i genitori insegnano ai figli. Numerosi bambini riescono ad acquisire tali abilità grazie all’apprendimento osservativo solo se hanno la possibilità di seguire i genitori mentre interagiscono con altre persone, altri bambini possono non avere questa fortuna e altri ancora possono essere ostacolati dalla presenza di disturbi del neurosviluppo (ADHD, disturbo della comunicazione sociale, spettro autistico…).
L’importanza di promuovere le competenze sociali
I bambini che non possiedono buone capacità comunicative e sociali potrebbero andare incontro a svariate difficoltà nelle relazioni e potrebbero di conseguenza accumulare esperienze negative di rifiuto o addirittura di esclusione.
Tale situazione potrebbe portare a risvolti frustranti abbassando il grado di fiducia e autostima dei ragazzi e alimentando il protrarsi di possibili fallimenti nelle relazioni in futuro.
In questo senso, la base fondamentale è la capacità di comunicare in modo efficace, ovvero essere in grado di trasmettere messaggi corretti (per essere compresi) e saper leggere ed interpretare i messaggi che le persone ci inviano.
La comunicazione non avviene solo attraverso le parole ma anche attraverso il linguaggio del corpo e il riconoscimento e l’espressione adeguata delle emozioni.
Il bambino deve quindi imparare a relazionarsi e per riuscirci deve avere a disposizione una serie di strumenti che potrà utilizzare nel suo percorso di crescita quando le relazioni diventeranno sempre più complesse.
Numerose ricerche hanno evidenziato una correlazione tra alcuni disturbi (es. Disturbi dello spettro autistico, Autismo ad alto funzionamento, Disturbo di Apprendimento non Verbale..) e la mancata competenza sociale legata alla difficoltà di leggere le emozioni altrui, assumere punti di vista diversi dal proprio o ancora incapacità nel decifrare i segnali non verbali della comunicazione come ad esempio il tono di voce o le espressioni del viso.
Anche l’interazione sociale di un bambino con ADHD può risultare deficitaria a causa della sua incapacità di inibire la risposta impulsiva che quindi non gli permette di elaborare in modo adeguato le informazioni presenti nel contesto; spesso ne consegue una modalità di comportamento inappropriata o “fuori luogo”.
Ad oggi esistono parecchi tipi di intervento in questo ambito ma si è constatato che solo una piccola parte di essi portano ad una generalizzazione del comportamento e ad un mantenimento nel lungo periodo a causa della scarsa specificità.
La competenza sociale
Cosa intendiamo dire quando si parla di competenza sociale? In letteratura sono state date diverse definizioni:
- Capacità di fornire risposte individuali efficaci a specifiche circostanze di vita;
- Capacità di interagire efficacemente con l’ambiente;
- Abilità di generare comportamenti adeguati.
A prescindere dalle diverse precisazioni, appare chiaro come la competenza sociale si basi sull’abilità di adattarsi all’ambiente generando comportamenti adattivi e funzionali al contesto.
Provando ad approfondire il concetto, si potrebbe descrivere la competenza sociale come l’abilità di utilizzare le risorse personali e ambientali per raggiungere buoni risultati idi sviluppo analizzando adeguatamente le situazioni quotidiane e avendo a disposizione le giuste strategie per farvi fronte.
In un’ottica ancora più allargata, il comportamento socialmente competente viene considerato come la capacità di affermare ciò che si vuole in modo chiaro e senza arrecare offesa o danno all’altro e quindi ci colleghiamo nuovamente alla capacità di comunicare in modo efficace a livello individuale e sociale.
Rileviamo dunque due dimensioni fondamentali, la capacità di raggiungere i propri obiettivi legati al proprio ambiente di vita e la capacità di mantenere buone relazioni interpersonali.
Altre abilità che concorrono alla realizzazione di un comportamento socialmente competente possono essere così schematizzate:
- “Comprensione degli stati mentali degli altri, in termini di pensieri, emozioni e intenzioni;
- Astrazione di informazioni sul partner sociale e sul contesto d’interazione;
- Individuazione di strategie d’azione adeguate al fine di intraprendere e condurre a termine positivamente un’interazione;
- Comprensione delle conseguenze delle proprie azioni per sé e per le altre persone coinvolte nell’interazione o in generale;
- Regolazione delle emozioni, ossia capacità di esprimere in modo appropriato le emozioni positive e di inibire le emozioni negative;
- Comunicazione verbale e non verbale appropriata, in modo tale da permettere la comprensione sociale da parte del partner in interazione;
- Attenzione alle richieste comunicative dell’altro;
- Elaborazione di un giudizio morale che guidi l’azione sociale;
- Comportamento positivo e altruistico;
- Inibizione di eventuali comportamenti sociali negativi che possano derivare da emozioni, pensieri e atteggiamenti ostili provati nei confronti del partner nell’interazione.” (1)
Da sottolineare l’importanza sottesa di una buona capacità di Problem-Solving, di monitoraggio, di previsione degli esiti e della formazione di un giudizio morale.
Competenze sociale e ADHD
Secondo il DSM-V (in italiano: Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) la caratteristica principale del Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività è “un persistente pattern di disattenzione e/o iperattività-impulsività che interferisce con il funzionamento e lo sviluppo”.
- La disattenzione, dal punto di vista comportamentale, si manifesta come tendenza a distrarsi da ciò che si sta facendo, mancanza di continuità e difficoltà a mantenere nel tempo attenzione e concentrazione.
- L’iperattività potrebbe manifestarsi come eccessiva attività motoria (ad esempio: non riuscire a stare fermi, agitarsi, correre..) oppure anche come aumentata loquacità ovvero come tendenza a parlare in continuazione e in circostanze non adeguate.
- L’impulsività si riferisce invece alla messa in atto di azioni frettolose e improvvise che non hanno premeditazione e che possono risultare pericolose (ad esempio attraversare la strada senza guardare). (cfr. ns. art. “ADHD – DDAI… di cosa si tratta”).
Si tratta dunque di un disturbo evolutivo di origine neurobiologica che interferisce con le normali attività della vita quotidiana; inizialmente si è ipotizzato che il nodo principale del disturbo fosse legato alle difficoltà attentive ma di recente si è posto l’accento sulle difficoltà di autoregolazione ovvero sull’incapacità di gestire il proprio comportamento in maniera autonoma.
Inevitabilmente tali problemi di autocontrollo compromettono le relazioni interpersonali e questi bambini vengono spesso rifiutati o emarginati proprio a causa del loro comportamento inadeguato.
Competenze sociali e disturbo di apprendimento non verbale
Il Disturbo di Apprendimento non verbale (DANV o NLD) è una sindrome neurologica caratterizzata da grandi difficoltà nell’utilizzare la comunicazione non verbale, in particolare nelle abilità visuo-spaziali. Doveroso specificare che la comunicazione non verbale riguarda quella parte di comunicazione che avviene attraverso segnali e simboli non linguistici (espressioni del viso, mimica e postura). Pur riportando prestazioni sufficienti nei compiti verbali e uno sviluppo linguistico adeguato, i ragazzi con tale disturbo presentano compromesse le abilità di pragmatica del linguaggio fondamentale per instaurare e mantenere le relazioni interpersonali.
Considerando che una significativa parte della comunicazione avviene attraverso il linguaggio non verbale, chi ha un deficit nell’interpretazione di tali segnali può essere a rischio di sviluppare problemi emotivi e sociali, o addirittura tratti ansiosi e depressivi. Alcuni autori hanno approfondito l’analisi delle capacità di riconoscimento e comprensione sociale in bambini con NLD.
“I risultati del loro studio hanno evidenziato che tale gruppo di bambini era meno accurato nell’abbinare le emozioni ai gesti e alle espressioni del volto di soggetti adulti … Secondo gli autori, lo scarso riconoscimento delle espressioni di volti degli adulti (rispetto ai volti di altri bambini) può essere imputato anche alla minore familiarità con questo tipo di stimoli, dal momento che i bambini con NLD hanno difficoltà in tutti i compiti che introducono materiali nuovi.” (2)
Teorie della competenza sociale
Secondo l’approccio socio-cognitivo il comportamento che mettiamo in atto dipenderebbe dal modo in cui consideriamo la situazione sociale, per cui le nostre azioni deriverebbero non tanto dall’evento in sé, quanto dalla nostra personale interpretazione dell’evento stesso. Di conseguenza risulta fondamentale possedere un buon processo decisionale che ci permetta di ridurre al minino eventuali distorsioni che potrebbero provocare disadattamento o comportamento antisociale.
Un altro approccio interessante è quello delle competenze sociali a tre livelli secondo il quale l’adeguamento sociale è correlato a “quanto” il livello di sviluppo del bambino soddisfi le aspettative di genitori, insegnanti e società.
Una delle principali componenti della competenza sociale parrebbe essere la Teoria della Mente ovvero l’essere in grado di attribuire stati mentali (credenze, emozioni, desideri, intenzioni e pensieri) a sé stessi e agli altri e conseguentemente prevedere il proprio e altrui comportamento; tale abilità è quella che permette di dare un senso alle interazioni favorendo l’adattamento all’ambiente sociale.
Se adeguatamente sviluppata, essa comporta una maggiore capacità di riflettere su sé stessi, aiutandoci a mettere in relazione le nostre conoscenze e credenze con il nostro comportamento.
Note:
(1) (Salviato C., Mammarella I.C., Cornoldi C. – “Intervento per difficoltà socio-relazionali” – pag. 12)
(2) (Salviato C., Mammarella I.C., Cornoldi C. – “Intervento per difficoltà socio-relazionali” – pag. 18)
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