L’apprendimento è uno dei fenomeni psicologici fondamentali per l’evoluzione; lo sviluppo e la sopravvivenza degli individui si basa sulla loro capacità di apprendere. Proprio per questo motivo l’apprendimento è stato studiato e continua ad essere studiato dalle Scienze Psicologiche e Pedagogiche nelle sue diverse forme, manifestazioni ed applicazioni. In linea di massima si può definire l’apprendimento come una modificazione comportamentale che consegue a, o viene indotta da, un’interazione con l’ambiente ed è il risultato di esperienze che conducono allo stabilirsi di nuove configurazioni di risposta agli stimoli esterni.
Educare all’apprendimento: cosa significa apprendimento?
L’apprendimento è una modificazione (cognitiva, emotiva, operativa,…) che si differenzia da individuo a individuo e scaturisce dall’esperienza e dall’interazione attiva del soggetto con la realtà esterna e coi contesti sociali all’interno dei quali si costruiscono reti di significati condivisi e, soprattutto, concerne tutta la vita.
L’apprendimento può essere considerato un processo complesso e composito in cui entrano dinamicamente in gioco, oltre ai fattori cognitivi, anche quei fattori sociali e relazionali, emotivi, affettivi e motivazionali che sono implicati nella formazione della personalità.
Tutti questi fattori messi insieme influenzano l’apprendimento ed è per questo motivo che è necessario conoscerli e considerarli interconnessi ed interagenti.
Possiamo ulteriormente definire l’apprendimento come un processo attraverso il quale si origina oppure si modifica un’attività reagendo alla situazione incontrata; un processo mediante il quale si acquisiscono nuove conoscenze e su cui influiscono diversi aspetti:
- Strategie cognitive personali, stili di apprendimento, esperienze individuali e collettive;
- Fenomeni dell’ambiente circostante, informazioni e stimoli provenienti dalla realtà esterna;
- Mezzi di comunicazione e processi che regolano lo scambio delle informazioni.
Il processo di costruzione del sistema di conoscenza che chiamiamo apprendimento è dunque determinato, per ogni individuo, dall’intreccio tra componenti intuitive, quantitative e qualitative, sotto l’influenza di condizionamenti sociali, culturali ed emotivi.
L’apprendimento è una struttura dinamica che segue percorsi non lineari e non sequenziali. Potremmo definire l’apprendimento anche come l’atto “dell’acquistar cognizione”, un processo quindi di cambiamento, relativamente permanente, di una capacità o comportamento dovuto all’esperienza.
Si evidenzia dunque una componente processuale dell’apprendimento che può essere rintracciata nel tempo necessario per svolgere un compito e nell’accuratezza con la quale lo facciamo.
A questa connotazione possiamo affiancarne una “aumentativa”, rintracciabile nell’assenza di un processo di vera sostituzione delle vecchie abilità con quelle nuove, ma di una sorta di meccanismo di integrazione e arricchimento delle stesse.
Infine, secondo la definizione proposta dallo psicologo Ernest Hilgard (1971), l’apprendimento è:
“…un processo intellettivo attraverso cui l’individuo acquisisce conoscenze sul mondo che, successivamente, utilizza per strutturare e orientare il proprio comportamento in modo duraturo…”.
L’apprendimento dunque può essere il risultato di processi spontanei, come avviene nei bambini ad esempio con il linguaggio, o può essere indotto e guidato mediante un intervento esterno di insegnamento: sul cosa si apprenda e sul come, le varie scuole di Psicologia nel tempo hanno fornito risposte diverse, ora ponendo l’accento sull’uno o sull’altro aspetto.
Le variabili dell’apprendimento
Una classificazione abbastanza semplicistica ma che rende l’idea della complessità nel classificare tali variabili potrebbe essere quella di suddividerle in intrapsichiche (variabili che riguardano l’individuo) e situazionali (variabili che riguardano il contesto di apprendimento).
Variabili intrapsichiche:
- variabili della struttura cognitiva: si tratta di proprietà soggettive e organizzative delle conoscenze acquisite precedentemente in un particolare ambito, importanti per l’assimilazione di altro materiale che riguarda lo stesso ambito; ciò che un individuo conosce già in un dato campo ed il modo in cui ne è a conoscenza influenzano la sua capacità di collegamento con materiale nuovo;
- attitudini evolutive: afferiscono al livello di sviluppo intellettivo dell’individuo, alle sue capacità intellettive e alle caratteristiche delle operazioni intellettuali tipiche di una determinata età;
- capacità intellettiva: la misura ed il modo in cui uno studente apprende contenuti dipendono dalla sua intelligenza generale, dalle sue capacità di verbalizzare, quantificare e di risolvere dei problemi;
- fattori motivazionali e attitudinali: sono fattori che riguardano il desiderio di conoscenza, l’aspirazione a migliorarsi e a valorizzarsi, o l’interesse per una particolare materia e hanno notevole influenza su importanti condizioni di apprendimento quali la sveltezza, l’attenzione, il grado di applicazione, la costanza e la concentrazione;
- fattori attinenti la personalità: sono le differenze individuali nel tipo di motivazioni, nell’adattamento personale, in altre caratteristiche della personalità e nel livello di ansietà. Si tratta di variabili soggettive che hanno marcati effetti sugli aspetti dell’apprendimento.
Variabili situazionali:
- pratica: frequenza, distribuzione, metodo e condizioni generali dell’attività;
- strutturazione del materiale didattico: in base alla quantità, difficoltà, gradualità, logica sottostante, successione, misurazione e uso di ausili didattici;
- dinamiche di gruppo e fattori sociali: il clima della classe, la cooperazione, la competizione, la stratificazione sociale, la deprivazione culturale e la discriminazione razziale;
- caratteristiche dell’insegnante: capacità cognitive, conoscenza della materia, personalità e comportamento.
“le variabili interpersonali e situazionali….. indubbiamente hanno effetti intercorrelati nell’apprendimento… Le variabili esterne non esercitano alcuna influenza se nel discente non sono presenti talune condizioni dovute alla motivazione e all’apprendimento ed allo sviluppo precedente. E le capacità interne di per sè stesse non possono generare apprendimento senza la stimolazione fornita dall’esterno…..Come un problema di ricerca, il problema dell’apprendimento è quello di trovare il rapporto necessario tra variabili interne ed esterne per ottenere un mutamento di capacità. Si può pensare all’istruzione come ad una strutturazione ed una rielaborazione delle condizioni esterne dell’apprendimento, tale da interagire in maniera ottimale con le capacità intrinseche del discente, in modo da modificarle”. (1)
Perchè dimentichiamo?
Nell’apprendimento si possono distinguere tre fasi distinte che contribuiscono in modo specifico alla discrepanza tra materiale presentato e sua riproduzione a memoria.
Durante la prima fase, l’apprendimento, si acquisiscono i significati, ovvero le idee e le informazioni potenzialmente significative vengono collegate ai sistemi concettuali nella struttura cognitiva.
La seconda fase è quella della fissazione e conservazione o ritenzione dei significati acquisiti.
La terza e ultima fase comporta la riproduzione del materiale persistente e dipende da fattori cognitivi e motivazionali che agiscono sia su questa soglia sia sull’effettivo processo di ricostruzione o di riformulazione in forma verbale dei significati fissati.
Durante la fase di apprendimento possono emergere significati vaghi, ambigui o erronei, o perchè non sono disponibili le relative idee di riferimento nella struttura cognitiva o perchè queste ultime sono instabili e non chiare, o perché non è più possibile distinguere li materiale di apprendimento dalle idee di riferimento.
Tale situazione può essere sfavorevole e potrebbe verificarsi con più probabilità quando l’individuo è scarsamente motivato, o ha una scarsa capacità critica per apprendere significati adeguati.
Un’altra fonte di discrepanza tra contenuto presentato e contenuto ricordato riflette l’accentuazione selettiva, l’omissione e la distorsione che potrebbero essere il risultato di una errata interpretazione iniziale del materiale presentato.
Underwood (1954) sostiene che chi impara in fretta ricordi di più cose di chi impara lentamente perchè impara più cose per unità di tempo e quindi parte da una maggiore quantità di sapere. A parità di livello iniziale di conoscenza, non c’è differenza di ritenzione tra chi impara in fretta e chi impara adagio.
Durante la seconda fase (il periodo di ritenzione) i nuovi significati appresi vengono ricondotti alle idee stabilite nella struttura cognitiva diventando meno qualificanti.
Infine, nella fase riproduttiva, alcuni fattori possono inibire il ricordo di significati normalmente disponibili, oppure gli stessi possono essere alterati proprio nel processo di ricostruzione, in relazione alle necessità che si presenta in quel momento.
L’apprendimento infatti è un processo che si svolge attraverso alcune fasi: dopo la presentazione della situazione di stimolo, c’è un intervallo di tempo durante il quale questa stimolazione viene registrata; segue poi la fase di acquisizione, nella quale hanno luogo i cambiamenti nel sistema nervoso centrale che sono a fondamento della nuova capacità.
È opinione comune che all’acquisizione segua un’attività interna che “pone nel magazzino della memoria” il materiale appena appreso, in modo che possa essere ricordato oltre un certo periodo di tempo: questa è la fase di immagazzinamento mentre la quarta fase è il recupero, nel quale le capacità apprese e immagazzinate sono in qualche modo recuperate ed esibite come performances.
Disponibilità ad apprendere
I tre fattori più importanti della disponibilità ad apprendere sono:
- i set d’attenzione: si tratta di uno stato interno che il soggetto assume e conserva temporaneamente per selezionare e registrare gli stimoli appropriati all’apprendimento in corso: l’attenzione alla fonte dello stimolo, la produzione di risposte appropriate al caso particolare, la produzione di una sequenza che segue istruzioni verbali, e l’esplorazione dell’ambiente sono state distinte come manifestazioni diverse del set d’attenzione. Queste capacità che precedono l’apprendimento apparterrebbero alla categoria più generale delle strategie cognitive, che guidano il comportamento con cui l’individuo raccoglie informazioni.
- la motivazione: poniamo l’accento su quei tipi di motivazione specificamente connessi con l’apprendimento: uno è di natura sociale e comprende il bisogno di appartenere ad un gruppo e di riscuotere l’approvazione e la stima da parte della società e altri simili. Il secondo gruppo di motivazioni è quello della padronanza del compito e del profitto: in generale si pensa che una tale motivazione sia favorita dall’esperienza di riuscire a raggiungere gli specifici obiettivi dei compiti di apprendimento.
- lo stadio di sviluppo: il raggiungimento di uno stato di sviluppo intellettuale è il terzo fattore della disponibilità ad apprendere. La concezione di Piaget (2) è che il processo di adattamento, che implica un’interazione con l’ambiente, determina il manifestarsi di certe capacità intellettuali nel bambino, nel quadro di stadi generali che rappresentano periodi di sviluppo delle operazioni del pensiero logico. È però possibile attribuire lo sviluppo intellettuale prima di tutto agli effetti cumulativi dell’apprendimento di abilità intellettuali relativamente specializzate. Secondo questa concezione i bambini apprendono a trattare intellettualmente particolari problemi concreti. Le abilità intellettuali che ne risultano possiedono la proprietà di trasferirsi ad altri problemi che hanno certi elementi in comune con i primi. Continuando ad accumularsi, queste abilità hanno la capacità di generare, attraverso il processo di transfer dell’apprendimento, altre abilità di generalità e astrazione crescenti. Di conseguenza, la disponibilità all’apprendimento può essere vista in dipendenza dal repertorio di abilità intellettuali possedute dall’individuo, che sono state apprese prima e sono pertinenti al nuovo compito da affrontare.
Note:
(1) (Gagnè R.M. – 1916/2002 – Psicologo dell’educazione – “Tassonomia degli apprendimenti” – pag. 81)
(2) (Piaget J. – 1896/1980 – Psicologo e Pedagogista svizzero)
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